L’amara canzone di Gardel nel carcere di Ushuaia

PUBBLICATO IL 28 Aprile 2014

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di Giorgio Lanzal'amara canzone di gardel-2

 

Visitavo la Terra del Fuoco e, con alcuni amici argentini, ci spingemmo nel sud più profondo, al di là dello Stretto di Magellano, nell’isola di Ushuaia, capoluogo di provincia e città più australe del mondo.

In questa città, che conta poco più di 56.000 abitanti, nel 1896 fu edificato un carcere, un bagno penale che funzionò dal 1904 al 1947 per poi diventare sede di una base navale ed infine, nel 1994, fu dichiarato Monumento Nazionale e sede di un Museo del Presidio y Museo Maritimo.

Mentre visitavamo il carcere, nel padiglione n° 4 dei recidivi trovammo, con grande sorpresa mia e degli stessi amici argentini, la cella n° 15 indicata – nella didascalia estratta da un libro di Blas Matamoro – come il luogo di confinamento di Carlos Gardel.

Secondo questo autore, infatti, in un registro di ingresso al carcere figura una persona chiamata Charles Romuald Gardés che qui cantò la sua canzone più amara.

Oltremodo incuriositi cercammo di saperne di più ed in un libercolo ad uso turistico, acquistato in loco, apprendemmo che se si cercano, negli archivi altri prontuari o sentenze di condanna per questa permanenza di Gardel nella casa di pena, niente si può trovare. Infatti tutti i documenti del carcere furono inviati a Buenos Aires e, secondo i testimoni dell’epoca si persero nei sottani del vecchio edificio del penitenziario di quella città.

Però sono in molti ad essere convinti che questa storia sia vera tenendo conto che in gioventù, quando aveva poco più di quattordici anni, Carlitos, col suo nome originario di Charles Romuald Gardés, fu rinchiuso in un carcere minorile per un anno e l’anno successivo, subito dopo la liberazione fu di nuovo internato per un altro periodo a causa di truffe e risse ripetute. Inoltre, di lui niente si sa dall’età dei diciotto anni sino a quella di ventitrè, tanto che la stessa sua madre, Berthe Gardés, pensava che fosse morto. Ciò porta a confermare che, durante questo periodo buio, Carlos fu detenuto per un certo periodo, anche se non lungo, nel carcere di Ushuaia dove pare che iniziò a cantare come payador, una specie di cantastorie.

La causa di tale prigionia, secondo alcuni è da attribuirsi al fatto di essere stato coinvolto nella “tratta delle bianche” e pare che fosse stato inviato ad Ushuaia proprio perchè recidivo.

Una volta che “El zorzal criollo” diventò famoso si fece in modo di mantenere il silenzio su questa vicenda per non danneggiare l’immagine del popolare cantante.

Gli estimatori di Carlos Gardel, tuttavia, non accettano questa versione dei fatti ed affermano che la storia della sua detenzione in Ushuaia non è altro che una leggenda nata in un’epoca in cui i dati biografici di Gardel erano incerti e contradditori.

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