Joaquín Amenábar e l’importanza dell’ascolto

PUBBLICATO IL 18 Febbraio 2016

di Silvia Tiddi

 

Joaquín Amenábar è un bandeonista, suona come solista ed è direttore e primo bandoneon dell’”Orchestra de la Guardia Vieja”.  Insegna bandoneon al Conservatorio superiore di musica “Manuel de Falla” di Buenos Aires e al Conservatorio nazionale Lopez Buchardo dell’Istituto universitario nazionale di arte IUNA. È inoltre professore presso la scuola di Musica popolare di Avellaneda. Ha iniziato a ballare tango nel 1995 e a insegnare la musica del tango applicata al ballo fin dal 1998 continuando a farlo ogni anno in Germania, Inghilterra, Italia, Francia, Austria, Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e molti altri Paesi.
 
Ho avuto il piacere di conoscerlo circa dieci anni fa al mio primo anno di tango: l’ho prima apprezzato come bandeonista in una milonga dove eseguì una tanda dal vivo e poi come insegnante nei suoi corsi.  Nel tempo, quando è cominciata la mia collaborazione lavorativa nel mondo del tango con la scuola “Traspié”, ho iniziato a partecipare all’organizzazione dei suoi seminari. Intervistarlo non è semplice perché è sempre in giro per il mondo con il suo lavoro, ma in questo mi aiuta la tecnologia a mettermi in contatto con lui attraverso internet per fargli qualche domanda.
 

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Che cosa è entrato a far parte prima nella tua vita? La musica o il ballo?
 

“La musica! La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Sin dall’età di quattro anni ho iniziato a studiare pianoforte e ho imparato a leggere la musica nello stesso periodo in cui imparavo a leggere a scuola. La mia casa era anche un luogo di musicisti e mia madre, anche se non professionista, è stata un’ottima pianista di tango”.
 

E il ballo?
 

“Ho iniziato a ballare nel 1995 in una pratica tenuta da Gustavo Naveira, a Buenos Aires, nel Belgrano”.
 

Da quanto tempo ti dedichi all’insegnamento della musica per i ballerini?
 

“Il primo workshop l’ho tenuto a Chicago, negli Stati Uniti d’America, nel 1998: ben diciotto anni fa”.
 

Qual è stata la reazione delle persone quando hai iniziato l’insegnamento della musica per i ballerini?
 

“Molto buona. Le persone sono state attratte dall’idea di una pedagogia pensata propriamente per chi non conosce la musica e che non prevede nozioni teoriche”.
 

Cosa ti ha portato a insegnare musica per i ballerini? Come fai a insegnare la musica del tango a ballerini che non conoscono la musica?
 

“Beh, queste sono due domande”.
 

Iniziamo con la prima: cosa mi ha portato a insegnare musica ai ballerini di tango.
 

“Fin dall’inizio ho visto che i ballerini di tango, anche nelle classi più avanzate, non creavano una relazione, nella maggior parte del tempo, tra i movimenti che eseguivano e la musica su cui applicavano questi movimenti. E non accadeva perché erano sordi o non in grado di sentire, ma semplicemente perché non gli era stata data l’informazione necessaria sulla musica del tango dal punto di vista del ballo, il tango è l’unico ballo dove i movimenti sono dettati dalla melodia, da frasi musicali e non solo dalla base ritmica di quattro tempi. Questo fa sì che ci siano, in un tango, continui cambiamenti di ritmo nelle diverse frasi musicali e ciò crea un’intera struttura che deve essere spiegata ai ballerini e, molto spesso, nell’insegnamento del ballo questo non accade”.
 

 E perché secondo te?
 

“Perché la maggiore parte degli insegnanti non conosce questo particolare aspetto della musica del tango e alcuni musicisti, che invece lo conoscono, forniscono l’informazione con un linguaggio da musicisti, che per la maggior parte dei ballerini non è comprensibile. Così mi sono dedicato all’insegnamento della musica del tango, per rompere il divorzio fra musica e passi che eseguono i ballerini”.
 

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Prima di rispondere alla seconda domanda, ci sono molti ballerini che riescono a sposare musica e dinamiche di ballo senza conoscere la struttura del tango? Qual è la tua idea?
 

“Sì, certo! Tu puoi trovare un ballerino intuitivo su novantanove che non lo sono. Con l’insegnamento della struttura del tango, delle sue caratteristiche principali, puoi portare ogni ballerino a riconoscere i diversi elementi della musica che deve seguire e riprodurre nel ballo; in tal caso è certo che anche gli altri 99 impareranno a farlo”.
 

Beh, torniamo alla seconda domanda, come fai a insegnare la musica del tango a ballerini che non conoscono la musica?
 

“Come si può insegnare musica a ballerini che non conoscono la musica? Questo è stato un passo molto importante e una vera sfida per me. È stato un lungo processo fino ad arrivare a sviluppare un sistema verbale, grafico e motorio. Non c’è dubbio che oggi, dopo tanti anni, il mio sistema d’insegnamento si è sviluppato ulteriormente e si è evoluto. In particolar modo quando, attraverso il mio libro ‘Tango: Balliamo la musica!’, ho dovuto elaborare questo sistema in un ambito in cui non c’era la mia presenza fisica. È assolutamente necessario evitare qualsiasi riferimento al linguaggio dei musicisti, partendo da questo presupposto, per riconoscere i diversi tipi di ritmo nel tango, per apprendere come interpretazione la melodia, utilizziamo l’ascolto attivo, i movimenti del corpo e il canto. Per quanto riguarda la rappresentazione grafica, ho creato un metodo che va a sostituire l’utilizzo di figure musicali e dei diagrammi con uno schema creato specificatamente per i ballerini, che consente alle persone di leggere il ritmo musicale immediatamente, senza conoscere la musica. Con il libro il ballerino ha l’opportunità di avere un metodo che gli consente una pratica quotidiana per potersi esercitare a casa e acquisire l’abitudine a riconoscere i vari elementi della musica e poterli interpretare. 
 

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Quando hai pubblicato il libro e il Dvd?
 

“Il primo libro nel gennaio 2009; la versione italiana è stata pubblicata nel 2013”.
 

Qual è stata la risposta delle persone alla pubblicazione del libro?
 

“Molto buona. Abbiamo venduto molte copie e mi sono state fatte molte domande interessanti da parte degli allievi, che mi hanno permesso di migliorare il mio insegnamento. Insomma, sono molto soddisfatto!”.
 

Puoi descrivermi brevemente di cosa si tratta?
 

“Il mio metodo di lavoro è riportato nel libro con il sostegno di un Dvd, un libro di lavoro vero e proprio studio, dove su ogni tema specifico si lavora eseguendo esercizi attraverso l’ascolto, il movimento, il ballo anche attraverso l’ausilio di tracce audio e video. Il libro ha 140 pagine, con 17 capitoli in cui sono spiegati i principi della musica del tango, dai diversi ritmi, al sistema della melodia, ai diversi tipi di sincope e così via. Ho dedicato anche un capitolo allo studio della milonga, uno al valzer, e due capitoli specifici all’insegnamento della musica per insegnanti di tango. Il Dvd contiene 133 tracce audio e 43 tracce video; nei video una coppia di ballerini esegue lo stesso esercizio su cui si sta lavorando, in modo da poter confrontare il lavoro svolto con i video e capire se sta eseguendo bene l’esercizio”.
 

Perché è importante e necessario studiare la musica e la melodia nel caso del tango e perché non è così per gli altri balli?
 

“Tutti i balli hanno un modello ritmico fisso, specifico per quel ballo e questo modello ritmico fisso rimane lo stesso per tutto il ballo. Il fatto che non cambi permette al ballerino di concentrarsi sui passi, e sulle diverse figure che comunque devono essere in sintonia con il ritmo. Ciò è molto più facile. Anche il tango, inizialmente, era come gli altri balli, nasce sul modello fisso della milonga/havanera e per un lungo periodo, quasi 50 anni, è rimasto così. Poi tra il 1910 e il 1920, il tango perde il modello ritmico fisso della milonga, per entrare nel sistema della melodia libera, dove ogni frase ha gli accenti in posizioni diverse. Ciò richiede al ballerino di doversi adattare a tutte queste variabili ritmiche e per tale motivo deve mantenere l’attenzione sui cambiamenti della musica, con differenti accenti in ogni frase melodica e allo stesso tempo improvvisare dei passi e delle dinamiche. Questi cambiamenti di ritmo non devono spaventarci o farci immaginare una struttura caotica, abbiamo una struttura e ci sono una serie di regole a cui poter far riferimento. Conoscerle rende molto più facile ballare in armonia con i cambiamenti della musica e, soprattutto, lo rende molto più interessante di quando è ballato seguendo solo gli accenti fissi del ritmo della base, cioè il primo e il terzo tempo dei quattro tempi.
 

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Video di una esibizione del maestro Joaquin Amenabar qualche anno fa presso l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata Argentina a Roma
 
 

Come vedi tutto questo all’interno dell’ insegnamento del tango?
 

“L’integrazione dello studio della musica all’insegnamento del tango è stato senz’altro molto positivo e nel tempo lo sarà ancora di più. Ci sono persone che per molto tempo hanno insegnato solo figure, senza stabilire un rapporto con l’aspetto musicale; alcuni di loro sono ora impegnati a integrare la parte musicale nel loro insegnamento, per altri, invece, è difficile cambiare dopo tanto tempo. Il problema è se gli insegnanti di tango sono davvero motivati ad acquisire una formazione che permetta loro di insegnare anche l’aspetto musicale. C’è comunque tutta una nuova generazione che mostra grande interesse verso tale forma d’integrazione di musica e tecnica del ballo nell’insegnamento. Il fatto che il ballo da spettacolo non sia più così importante, ha contribuito a dare alla musica un ruolo rilevante. Le persone non vogliono più sedersi e guardare uno spettacolo di tango, vogliano ballare e farlo musicalmente”.
 

Che tipo di reazione prevedi in Italia?
 

“Io lavoro da molto tempo in Italia, ma il libro in italiano è stato pubblicato poco tempo fa, quindi ancora non posso valutare la reazione al libro, dobbiamo aspettare un po’ più di tempo”.
 

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So che stai scrivendo un nuovo libro, di che si tratta?
 

“Il nuovo libro è dedicato a diversi aspetti: innanzitutto analizzo i diversi stili della musica del tango nei vari momenti della sua evoluzione storica, come la musica è proposta in ognuno di questi stili e come cambia il nostro modo di ballarla su tanghi di diverse epoche. È diffusa l’idea che ci siano stili legati alle diverse orchestre, ma per me è importante sottolineare che, se è vero che ogni orchestra ha un suo stile definito, sono in realtà più importanti le mode di ogni epoca nel determinare lo stile delle orchestre. Da un’indagine approfondita è evidente come quasi tutte le orchestre suonavano più o meno allo stesso modo nello stesso momento storico. Questi stili propongono diversi modi di ballare perché coinvolgono importanti cambiamenti nel modo di suonare la musica. Riconoscere il periodo di un’orchestra ci prepara a ciò che ascolteremo e come balleremo. L’altro elemento importante è che il libro cerca di stabilire criteri su quale sia la musica più adatta per ballare in milonga. È possibile impostare un criterio di selezione della musica? Come? Ci sono elementi specifici che non dipendono solo dal gusto e che fanno sì che una determinata musica sia migliore di un’altra per il ballo. Il libro cerca di mostrare quali sono tali elementi e come scoprirli in ciascuna delle epoche e delle diverse orchestre”.
 

Quindi, si tratta di un libro per tdj?
 

“Sicuramente è anche un libro per i ballerini. Imparando a distinguere i diversi periodi storici e come i vari elementi si presentano in ogni stile, sarà più facile ballare correttamente. L’aspetto della selezione musicale è molto importante, dirò fondamentale, per i tdj ed è incredibile come si sia sviluppato un lavoro molto intenso nell’insegnamento del ballo e della musicalità e come invece ci siano milonghe dove la musica è selezionata davvero male. Quando si chiede ai tdj perché stanno selezionando quella determinata musica, ci si rende conto, analizzando gli argomenti, che non c’è un vero criterio nella selezione; nella maggior parte dei casi le persone si muovono basandosi sui gusti propri o su quello che loro pensano sia il gusto dei ballerini. Certo il gusto è un fattore importante e lo sarà sempre, ma non può essere l’unico fattore perché è importante capire quali sono gli elementi che rendono una musica migliore di altra per ballare affinché si possa elevare il livello della qualità sia musicale sia del ballo in milonga. Quindi la risposta è che è un libro molto utile per i tdj ma anche per i ballerini”.
 

 Quando farai i tuoi corsi in Italia?
 

“Il 20 e il 21 febbraio 2016 sarò a Roma e poi il 22 febbraio andrò ad Aosta”.
 

Grazie Joaquin!
“Grazie a te!”.
 

joaquinamenabar@gmail.com

Facebook https://www.facebook.com/joaquin.amenabar.9?fref=ts

Sito personale http://joaquinamenabar.com/index.php?p=book&l=it

Si può acquistare il libro on line ordinandolo dal suo sito  ISBN 978-987-28034-0-8
Un video è disponibile a questo indirizzo:

https://www.facebook.com/silvia.tiddi/videos/10206864234316380/

 

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Silvia Tiddi

Silvia Tiddi ha cominciato a ballare tango nel 2006 con Marco Evola e Paola Palaia. Dal 2008 collabora con la scuola di tango argentino milonguero Traspié, occupandosi di organizzazione, comunicazione e amministrazione. Dopo essere stata assistente nei corsi di tango con Marco Evola e Paola Palaia, da vari anni è titolare di corsi stabili di tango argentino che si tengono a Roma.

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