Hector Varela: croce e delizia

PUBBLICATO IL 2 Febbraio 2016

Di Paolino Fierro  (*)

 

Qualche anno fa avrei intitolato questo articolo “Il Dio Varela” per quanto fossero richiesti i suoi brani nelle milonghe italiane dei primi anni Duemila. Puntuali come un orologio svizzero, verso la fine della serata i tj mandavano la tanda di Varela, che aveva un potere così evocativo da far risvegliare i ballerini più assonnati, ma soprattutto le ballerine più romantiche.

 

 “El flaco Varela” è probabilmente il direttore d’orchestra tipica più chiacchierato sui blog e sui social network. Attraverso le sue opere è stato capace, negli ultimi anni, di creare schieramenti contrapposti tra fan agguerritissimi e puristi de la decada del ’40. E questa contrapposizione ha prima di tutto generato centinaia di post sui principali social network, cosa che normalmente incuriosisce le persone, ma soprattutto ha acceso una falsa polemica, alimentata da una chiosa di pareri di opinionisti della domenica, che continua a infervorare i ballerini.

 

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A dire il vero, Varela non è mai stato un personaggio anonimo nella storia del tango. Il primo bandoneon e arrangiatore dell’orchestra di Juan D’Arienzo, “per dieci anni è stato identificato con le correnti di netta estrazione tradizionale, facendo emergere, come elemento qualificante, la sua orchestra, la precisione di una difficile realizzazione tecnica, all’interno di un’attenta marca ritmica che gli è propria”. Jorge Palacio “Faruk” in un bellissimo libro intitolato “La storia dell’orchestra tipica” aggiunge: “Tutto ciò è, né più né meno, quello che ha cercato Varela durante tutta la sua carriera, ottenere che con la sua orchestra si potesse ballare”.

 

Nacque nel 1914 nel quartiere di Avellaneda, dove visse la sua infanzia e la sua giovinezza. Divenne ragioniere ma mai praticò questa professione. Iniziò i primi studi del bandoneon con maestri locali, ma poi proseguì presso il conservatorio diretto da Eladio Blanco per poi iniziare a suonare, giovanissimo, nella prima orchestra di Juan D’Arienzo. Nel 1940, a 26 anni, era già un bandoneonista consacrato, che condivideva i teatri e i club con grandi musicisti di tango: il violinista Cayetano Puglisi, il collega Carlos Lazzari e il pianista Fulvio Salamanca. È stato il primo bandoneon e arrangiatore di D’Arienzo nel corso dei dieci anni trascorsi nella sua orchestra.

 

Furono anni pieni di successo su Radio El Mundo, nei club, nel cabaret “Chantecler”, con il principe cubano, durante le estati uruguaiane, quando il pubblico inondava l’Hotel Casino Carrasco (a Montevideo), per godere delle interpretazioni del grande maestro.

 

Durante quel periodo, Varela compose diversi tanghi diventati poi dei classici: “Mirame en la cara”, “Lilian”, “Si supiera que la extraño”, “Salí de perdedor”, “Chichipía”, “Don Alfonso”, “Te espero en Rodríguez Peña”, “Tres horas” e “Bien pulenta. Solo D’ Arienzo ha registrato una ventina delle sue opere.

 

Di quel periodo Jorge Palacio “Faruk”, storico del tango, scrive: “La decade del ’40 divenne straordinaria grazie a un bandoneonista eccezionale: Anibal Troilo. Non che gli altri grandi maestri fossero da meno, ma la gente scelse Troilo come suo idolo, in virtù delle sue doti di musicista e di direttore. Chi ha avuto la fortuna di vivere in quell’epoca non si rese conto di tale meraviglia, fin quando, giunta la decade successiva, quella del ’50, risultava sempre più difficile trovare locali dove si potesse ballare un buon tango”. Così come nel 1935 irruppe D’Arienzo con tutta la sua forza, negli anni ’50 Buenos Aires stava cercando un altro scossone ritmico. Naturalmente quello che tutti stavano cercando non poteva che uscire dalle fila dell’orchestra del Rey del compas: Hector Varela! Se un “grassone malinconico e geniale” si era appropriato della decade del ’40, “uno smilzo dinamico e nervoso” stava diventando astro incontrastato della decade che iniziava.

 

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Lascia l’orchestra nel 1950, nel periodo di maggior successo, per formarne una propria. Il pubblico e la critica avevano previsto la nascita di un nuovo raggruppamento con il vecchio stile D’Arienzo, ma Varela sorprese praticamente tutti presentando un mix di ritmo e suono assolutamente personale.

 

Varela ebbe un successo esagerato. In radio era sempre in prima serata e fu assunto al cabaret “Chantecler”, il club di D’Arienzo. Inserì nell’orchestra il cantante Armando Laborde e, quando questi si svincolò, assunse Argentino Ledesma e Rodolfo Lesica proponendo un tango romantico che gli procurò, grazie anche alla diffusione in radio, una popolarità impressionante.

 

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Colgo l’occasione per raccontare un aneddoto personale. Mia suocera argentina Yuli, classe 1930 – ascolta tutto il giorno la Radio 2×4 – ricorda vagamente orchestre come Troilo con Fiorentino o D’Agostino con Vargas, ma quando va in onda Varela con Lezica, l’espressione del suo viso, segnato dalla vita, cambia, si commuove e dalla sua bocca esce il verso di una canzone ascoltata nella decade del ’50 la prima volta. Questa è stata la potenza di Hector Varela, arrivare negli anni ’50 al cuore delle gente, soprattutto di quelli che non ballavano il tango. Piaceva praticamente a tutti … tranne che ai ballerini, forse delusi della vena così commerciale che aveva assunto la sua proposta.

 

Questa dura critica giunse fino alla fine degli anni ’70, quando Astor Piazzolla si scomodò per criticare duramente il lavoro di Varela in una intervista di fuoco a una rivista specializzata. In quell’occasione il Maestro disse: “Oggi, 1979, non è possibile che due tipi cantino facendo gesti con la bocca e con le mani. Questo è il tango di oggi? Questa è la canzone maschia che vogliamo imporre? I cantanti di oggi sono uno peggio dell’altro e la colpa è certamente dei direttori come Hector Varela o come altri che è meglio non nominare. Escludendo Osvaldo Pugliese, Raul Garello o Rodolfo Mederos, quanto tempo è che non si sente una buona orchestra di tango popolare? Tutto ciò è volgare e di pessimo gusto” (Rivista Spot, 1979).

 

Varela rispose a questa dura critica per le rime, pubblicando una lettera su un quotidiano di tiratura nazionale: “Penso che Piazzolla sia un risentito sociale, un antiargentino e un denigratore di tutto ciò che rappresenta l’immagine del nostro Paese. Viene a guadagnare dollari qui per poi spenderli in Costa Azzurra insieme a pseudointellettuali che gli girano intorno. Si sente il messia del Tango, il padrone della musica porteña, ma con la terribile disgrazia di non essere né Beethoven né tanto meno Francisco Canaro. Attaccare in questo modo i suoi colleghi vuol dire sentirsi inferiore e incapace di competere” (Asì Cronica, 24 settembre 1979).

 

Qualche tempo dopo, Varela a un giornalista che ricordava i fatti del 1979 rispose, infastidito nel rammentare gli eventi, di non essere una persona polemica, ma che il fatto di essere uno di quelli che aveva venduto più dischi nella storia del tango aveva un significato e cioè di essere benvoluto dalla gente. “Me buscan y me encuentran”, soleva spesso dire.

 

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Certo Piazzolla non aveva un buon carattere. La sua arroganza veniva perdonata in relazione al suo genio. D’altronde aveva criticato lo stesso Troilo, el bandoneon major de Buenos Aires, sostenendo che pur essendo stato un buon musicista “era rimasto incastrato nel tango”.

 

Che dire di Varela, un arrangiatore geniale e un ottimo bandoneonista, croce e delizia del popolo dei ballerini, c’è chi lo ama e chi lo odia. A mio avviso, ritengo che il Varela del ’50 sia eccessivo in milonga, ma amo da morire gli arrangiamenti degli instrumental di D’Arienzo della decade del ’40. D’altronde dove c’è gusto non c’è perdenza.
 

 (*) Pubblichiamo un articolo apparso nel blog personale dell’autore,
www.puroestilomilonguero.blogspot.com , che gentilmente ci ha concesso

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HA SCRITTO PER NOI #
Paolino Fierro

Paolino Fierro Musicalizador Salon Baires Napoli Inizia a “pasar musica” nel febbraio 2005 a Napoli nella milonga Casa Malena. Dal 2006 diventa uno dei musicalizador resident del Salon Baires Napoli di Laura Brandi. Ha collaborato con molte milonghe italiane tra cui Cascabelito (Roma),Giardini del Tango (Roma), Mulata (Bari), Parma (Carmin Cafè) Tangoy (Milano), Presidencial (Lecce). Ha partecipato a diversi eventi importanti come Agritango Salerno (2007), Impruneta (2008), Apulia Tango Festival (2008-2011), Milongueando a Capodanno (2011-2014), Divino Abbraccio Senigallia 2013 oltre a moltissime vacanze estive organizzate all’insegna del tango. Dj invitato alla Milonga La Nacional ed al Porteño y Bailarnin of Buenos Aires. È l’ideatore del blog Puro Estilo Milonguero (www.puroestilomilonguero.blogspot.com), il blog culturale dell’ Associazione Salon Baires, nel quale il tema si tratta e discute della cultura del tango attraverso il racconto di aneddoti. Dal 2012 collabora con la rivista “El Tanguero” come editor. Frase preferita: "“Il segreto del tango sta in quell’istante di improvvisazione che si crea tra passo e passo. Rendere l’impossibile una cosa possibile: ballare il silenzio”. (Carlos Gavito)

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