La Milonga Solidaria

La magia del tango e di certi luoghi non può lasciare indifferenti

PUBBLICATO IL 31 Luglio 2017

Anche quest’anno a giugno, sono andata in milonga sulla Terrazza Mascagni, uno dei luoghi più eleganti e suggestivi di Livorno: si trova sul lungomare a margine di viale Italia e tutti sanno che il ricavato è finalizzato al sostegno della Casa Tasso, nel quartiere la Boca di Buenos Aires. Come tutti gli anni diventa il ritrovo di più di un migliaio di tangueri provenienti da ogni luogo per fare due passi di tango, considerata ormai prassi e consuetudine. Difatti è un appuntamento importante e il trovare volti vecchi e nuovi è sempre emozionante poiché la location è foriera di romanticismo e di vera bellezza.

Come in tutte le serate di tango qualcosa accade sempre. Ebbene io e la mia amica siamo arrivate per tempo e sedute comodamente su una panchina lì vicina; con due chiacchiere e due risate arriviamo alla mezz’ora prima dell’apertura dove si comincia a formare la fila. Per evitare di farne tanta andiamo subito a occupare posto e aspettiamo il nostro turno. Col passare dei minuti ahimè la fila si allunga spropositatamente perché amici tangueri si fermano a salutare quelli in fila prima di noi e si aggiungono come fossero anelli di una catena (lo faranno mica di proposito?). A noi quindi tocca indietreggiare un po’.

Beh fosse successo una volta passi, ma è successo più volte perciò comincio a innervosirmi poiché so già cosa accadrà di lì a breve. Essere in prima fila per aver pagato il canone in quest’occasione è più fondamentale che mai poiché le luci soffuse, la confusione e la quantità di gente presente impediranno di fare le classiche mirade dell’invito. Entriamo.

I primi posti ovviamente erano già tutti occupati da oggetti vari messi da chi è entrato prima di noi a mo’ di accaparramento, cosa che avremmo fatto anche noi per un posto perché aspettavamo un’amica. Mi arrabbio e brontolo riferendomi alla tipa artefice di tale manovra, poiché a mio avviso non si possono prendere tutti quei posti, ma mi rassegno a stare dietro.  Il sole tramonta piano e consente a tutti di fare delle tande in tutta serenità, visto l’ampio spazio riservato per l’evento. Al calar del sole e al sorgere della luna però la pista si riempie di tangueri. E’ impossibile fare show particolari e ognuno balla nello spazio ristretto condiviso dalla coppia del momento e dagli altri. Ho ballato bene, ho ballato male, con ballerini più o meno bravi, più o meno del posto. Ci facciamo promesse per eventi futuri, dove sarà possibile ballare ancora quando nasce spontaneo il feeling, la connessione, la musicalità e la stessa interpretazione, pur sapendo che sono promesse da marinaio. Si balla con qualcuno anelato ma s’incontra qualcuno che non ci saremmo aspettati di vedere lì e nello spazio di una sera succede tutto quel che non era ancora successo.

La magia rimane sempre la protagonista della serata e se anche la bellissima esibizione spezza un po’ il ritmo della serata, quest’ultima è ripresa con forza poiché i tangueri vogliono questo e non possono stare senza provare alcuna emozione. In questo posto possiamo fare tutto quel che vogliamo: mangiare, ascoltare la musica, ballare, approcciare con qualcuno, fare due chiacchiere e quant’altro abbiamo il desiderio di fare. Ovvio che i codici milongueri vengono in parte disattesi, ma alla fine della serata ti rimane sempre qualcosa da portare a casa e da rivedere mentalmente a letto, avvolta dalle lenzuola. Prima o poi questa esperienza i tangueri del loco e non solo, la dovrebbero fare, poiché si crea in questo luogo, una energia unica nel suo genere. La brezza marina e le onde infrante con forza poco distanti dai ballerini creano un atmosfera unica nel suo genere. Si è portati a sognare e a lasciarsi andare.

È da tantissimi anni che vado alla Solidaria ogni volta per motivi e con aspettative diverse però anche quand’anche queste ultime vengono disattese l’unico a non deludermi mai veramente è il tango con tutte le sue sfumature e il suo sentire. I fotografi presenti sono più d’uno e scattano foto fino a consumarsi le dita poiché l’ispirazione è fortissima. Cogliere l’attimo di un boleo, di un incrocio nelle donne o della sacada dell’uomo quando si insinua tra le gambe della tanguera è quello che egli ricerca con l’obbiettivo della sua macchina fotografica, per darci quel ferma immagine che consentirà il mostrarsi agli occhi di chi guarda. I curiosi si fermano al di là delle transenne, divertiti o estasiati a seconda di chi guardano in quel momento anche se non sanno distinguere chi balla bene da chi non sa ancora. Si scorge in essi, una punta di ammirazione e un pizzico di invidia nel non essere li a far parte di quello spettacolo. Non sanno invece che nel tango c’è posto per tutti anche se non a tutti riserva i posti migliori.

 

HA SCRITTO PER NOI #
Maria Caruso

Marilù (Maria Caruso) Marina de Caro ha visto il primocielo a San Felipe (Venezuela), ha fatto il primo ocho atras a Pisa. E’ in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga

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2 commenti

  1. Fabrizio Falli ha detto:

    Cara Marilù, hai colto tanti dei tratti caratteristici del popolo tanghero, se così possiamo definirci.
    La realtà, vista con i tuoi occhi, rappresenta con trasparenza e linguaggio semplice e diretto, i più variegati comportamenti tenuti all’interno degli eventi tangheri.
    Spesso succede che quest’ultimo, siano più passerella per alcuni, che vero interesse alla cultura del tango, d’altronde troppo impegnativo per alcuni calarsi nella socialità rappresentativa di questo ballo (incontro) e delle sue regole.
    D’altronde noi come Italiani abbiamo sempre una visione personale delle cose e anche dove non c’entra nulla, sai un po’ di italianità non guasta.
    Sarebbe bello vedere sempre eleganza e raffinatezza in giro, ma ahimè troviamo, anche quello che tu descrivi.
    Purtroppo come diceva Totò, signori si nasce e io lo nacqui……..!
    Con apprezzamento e grande rispetto per il tango……

    Fabrizio

  2. Maria Maria ha detto:

    Grazie per aver espresso il tuo punto di vista peraltro puntuale, concreto e veritiero.
    m.

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