Un tango una storia: "Al compás del corazón".

PUBBLICATO IL 29 Aprile 2008

E’ un gotan bellissimo! Penso immancabile in ogni milonga. Anche Nick ce ne ha regalata tempo fa una traduzione (QUI con l’ascolto di Calò e Beron, l’accoppiata vincente).
Io aggiungo l’ascolto della versione di Racciatti: particolare ma interessante (QUI), tanto per cambiare!

L’orchestra di M. Calò

Ma veniamo alla storia del suo debutto.
L’autore, Domingo Federico, suonava il bandoneon nell’orchestra di Miguel Calò. Siamo nel 1942 e Federico era entrato da poco a far parte della prestigiosa orchestra. La storia di questo tango ce la racconta Sara Ribot in una intervista del 1990, pubblicata sulla rivista “Tango y Lunfardo“.
Federico un giorno portò con se gli spartiti di questo tango e chiese ai compagni dell’orchestra di provare a suonarlo. Ai musicisti piacque molto e lo volevano suonare; però i cantanti Raul Beron e Alberto Podestá dubitavano, perchè non conoscevano bene le parole di H. Exposito. Così non se ne fece nulla. Un giorno però i musicisti si misero d’accordo per suonarlo senza il permesso di Calò: a loro piaceva molto! E come cantante si offrì Enrique Mario Francini, uno degli entusiasti del brano.
Approfittando del fatto che Calò quasi sempre arrivava un pò tardi nella confiteria dove suonavano, la proposero un pò di nascosto, prima di iniziare la vera e propria serata.
E così il tango debuttò, con grande successo di pubblico. E il pubblico (incuriosito da chi l’aveva sentito e raccontava) a metà serata chiese allo stesso Calò di poter risentire il nuovo pezzo. Calò, che non sapeva nulla, chiese spiegazioni. Che pezzo era questo che chiedevano? Così glielo fecero sentire e piacque anche a lui, che da quella sera lo integrò nel suo repertorio.

Non legato a questo tango, ma comunque molto pittoresca, alcune parole di Federico che descrivono i costumi dell’epoca! Ci dice:<<“In quegli anni c’erano tre tipi di pubblico. Una parte che veniva solo per ascoltare e un altra composta dai ballerini: le proporzioni di questi cambiavano a seconda dell’orchestra. Poi c’era un settore universale: le mamme! Le mamme erano un cordone che racchiudeva la sala da ballo: più visibile nei piccoli club di quartiere e meno nei grandi saloni, però sempre presenti. La cosa comica però era che se all’uscita da un ballo sfioravi un capello alla figlia, ti uccidevano, mentre ballando potevi abbracciarla finanche “sposartela”!>>

Forti ste mamme. Bello sarebbe intervistare una di loro, non sempre e solo i grandi milongueros! 😉 Sapete se qualcuno lo ha fatto?

Un caro saluto
Chiara

 

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