Nessun dorma: stasera balliamo tango argentino

La Notte Bianca di Lucca stregata dalla magia del tango

PUBBLICATO IL 8 Settembre 2017

In occasione della notte Bianca a Lucca, arrivata alla sua sesta edizione, l’associazione Tango Querido propone, nel Cortile Degli Svizzeri del Palazzo Ducale, una serata di tango argentino. Non potevo mancare a questo evento ovviamente, siamo un gruppo di amiche/i provenienti da più zone che per l’occasione decidiamo di incontrarci per fare, dapprima un apericena, per poi arrivare presto in milonga per trovare posti a sedere. Non ci siamo ritrovati tutti all’ora prestabilita per vari problemi, ma alla milonga sì, pertanto siamo state comodamente sedute tutta la sera e questo vuol dire molto per le signore con i tacchi cm 9.

La musica inizia e dà il via alle danze, riempiendo ogni angolo dello spazio circostante, grazie anche a un bravissimo musicalizador, Damian Boggio la cui caratteristica peculiare è quella di usare dei dischi in vinile e di avere uno stile molto coinvolgente e avvincente. In pratica nel giro di qualche nota musicale è riuscito a far ballare i presenti in una ronda quasi perfetta. Si vede che l’ampio spazio a disposizione, predispone meglio a stare nelle regole del tango, chissà!

Il cortile meridionale degli Svizzeri costituisce il nucleo storico del Palazzo Ducale riportando i tangueri a otto secoli di storia indietro e se i ballerini avessero indossato gli abiti dell’epoca, gli spettatori presenti passanti di lì per caso o per visitare il Palazzo, non si sarebbero accorti della differenza tra passato e futuro, tra ieri e oggi, tra l’antico e il moderno. Tutto procede secondo i canoni classici della milonga per cui i clienti fissi si “prontano” immediatamente a invitarmi e quindi la serata comincia a scaldarsi e le sedie a raffreddarsi.

A fine tanda, al momento di rimettermi seduta, la mia seggiola è occupata dallo zaino di un tanguero seduto accanto a noi. Costui, arrivando poco dopo di noi, ci aveva chiesto se poteva sedersi lì. Noi donne, prontamente, abbiamo risposto in coro di sì, poiché fa sempre comodo avere un cavaliere vicino, per ottenere quanto meno assicurata, la tanda detta, del “giro del cane”. Il nostro Cavalier Errante purtroppo, ha solo dimostrato il poco valore posseduto grazie ad alcuni suoi successivi comportamenti, poco consoni a quelli che di solito ci si aspetta in una milonga qualunque.

Non ha invitato tutte le donne del gruppo e fin qui, niente di strano, ci si sceglie in due, infatti, ma tutte le volte che tornavo da una tanda, trovavo sempre qualcosa che gli apparteneva sul mio posto a sedere, per ultimo le ciabatte, con il quale era arrivato prima di calzare le nuovissime scarpe di tango. Lo guardo per traverso ma non dico niente, per non sciupare in alcun modo la mia allegria, ma quando sporgendosi per guardare la mia amica seduta accanto dalla parte opposta alla sua, esordisce: “Sto andando al bar vuoi qualcosa da bere?” ignorandomi del tutto, dopo averlo colto in flagrante a bere dalla mia bottiglia d’acqua appoggiata al tavolino, non ho avuto più dubbi, trattasi di un tanguero zotico!

Meno male ballo e mi diverto e questo fa passare in secondo piano l’uomo e i suoi gesti che, a metà serata, improvvisamente cambia tavolo e si unisce a un altro gruppo, lasciandoci di nuovo a bocca aperta. Sicuramente voleva andare a pascolare da altre parti, per avere a portata di “mirada” altre ballerine. Ad ogni modo tiro un sospiro di sollievo perché a quel punto non avrò più il fastidio di trovare la mia sedia occupata da oggetti vari lasciati lì da quel tanguero maleducato.

Si sa che quando non balli osservi e così gli occhi cadono e cascano, nel vero senso della parola, su alcuni particolari come quello dei vestiti delle tanguere. La maggior parte di loro sono eleganti e ben vestite ma come in tutte le famiglie, anche quella sera, qualche pecora nera c’era a mostrar più del dovuto. Niente di male. Del resto il tango, è anche esibizionismo. Essendo però la serata aperta a un pubblico poco avvezzo a questo ballo e al suo significato intrinseco, avendo pertanto quasi l’onore, in quell’occasione, di far conoscere a chi non sa, come si balla il tango e quale cultura rappresenta il tango argentino con il suo Paese d’origine, forse avere un po’ di riguardo in tal senso, non sarebbe stata un’idea del tutto sbagliata. Gli uomini alla fine si sono prestati a tenere in pista per tutta la serata queste donne e ovviamente non si sono posti il problema.

La gente presente intorno alla pista improvvisata per la milonga, applaude alla fine di ogni tanda, ammirando tutto quel che accade dentro la coppia che balla, anche se poco capisce cosa veramente provano i ballerini in quel momento. I tangueri o meglio, quelli veramente appassionati, durante la tanda, spesso entrano e si immergono, in una dimensione diversa. Poco si avvedono dei contorni che come per magia diventano sfumati e indefiniti, come quando sulla strada deserta, ti imbatti in una fitta nebbia, causata dall’umidità della sera. Chissà se questo si vede dall’esterno!

Ci sono poi quelli che, invece sono lì per farsi notare e per mettersi in mostra, ma quest’ultimi sono facilmente individuabili, poiché a ogni passaggio, gettano uno sguardo al pubblico, per vedere se in quel momento si sta accorgendo di loro. E’ comunque una piazza importante per le varie scuole e, difatti, sono presenti vari maestri di tango con comportamenti sempre differenti secondo il loro carattere individuale: chi balla con tutti, chi balla solo con la sua compagna, chi balla con le più appariscenti. Ognuno vive il tango a modo suo. La verità di quella sera è che quell’aria di festa avvertita da tutti ha veramente emozionato, non solo chi era in pista a ballare ma anche chi è stato seduto ad ascoltare la musica oppure in piede a mirar i passi di tango di quelli nella ronda. L’aria calda mista a una lieve brezza di vento, scompigliava i capelli e accarezzava le guance sudate ma a nessuno importava, se una volta tornati a sedere, ti dovevi asciugare il sudore e sventagliare il viso accaldato. Il tango è anche questo.

HA SCRITTO PER NOI #
Maria Caruso

Marilù (Maria Caruso) Marina de Caro ha visto il primocielo a San Felipe (Venezuela), ha fatto il primo ocho atras a Pisa. E’ in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga

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1 commento

  1. massimo papini (lido camaiore) ha detto:

    mi è dispiaciuto molto non essere stato presente a questa serata perché invitato ad un matrimonio in Versilia, mi dispiace sia per la location che conosco e per il musicalizador Damian Boggio che già conoscevo e che ho apprezzato questa estate in una serata a Genova.L’articolo di maria Caruso è comunque, come sempre, pregevole.

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