Una storia di Tango

Il bandoneonista Corrado Miotti

PUBBLICATO IL 19 Maggio 2020

Come hai scelto il tango? Non l’ho fatto. Il tango ha scelto me.” Con la celebre frase di Pablo Veron dal film Lezioni di Tango con Pablo Veron e Sally Potter condividiamo la storia di Stefano Gazziano, un uomo che è stato scelto dal tango per raccontare il tango e uno dei suoi protagonisti.

<<Mi chiamo Stefano Gazziano, sono un fisico attualmente al CNR di Pisa, ho 64 anni con una esperienza tra Accademia e industria cominciata nel 1981.  Laureato in Fisica a Roma, Fulbright in USA, tornato in Italia ho lavorato prima in ENI poi con un gruppo di aziende di cui ero parte e da una venticinquina d’anni all’ENEA con incarichi spesso internazionali. Da vent’anni insegno alla John Cabot University, Università americana con sede a Roma. In gioventù ho imparato lo spagnolo e non saro’ mai abbastanza grato alla meravigliosa fanciulla che scelse di accompagnarsi a me per un certo periodo e mi attrasse all’apprendimento dell’altrettanto fascinoso idioma. Il mio incontro con l’Argentina è avvenuto quasi una trentina di anni fa.

Nei primi anni ’90, diciamo dal 1991 al 1994 quando l’Argentina era in iper-inflazione. A fine anni’80 la situazione era catastrofica, il disordine amministrativo seguito alla caduta della dittatura dopo la sconfitta delle Falkland ed al governo Alfonsin era inimmaginabile per noi. Il governo Menem frenò l’inflazione agganciando il peso al dollaro statunitense e privatizzando numerose aziende statali tra cui le telecomuncazioni, Aerolineas Argentinas e l’energia, utilizzando parte dei ricavati per ridurre il debito pubblico. L’inflazione si azzerò, ma con costi sociali tremendi. Vidi con i miei occhi cosa vuol dire “un paese in fallimento”.
La situazione era drammatica e l’Unione Europea varò un piano di Fortalecimiento Institucional” guidato fondamentalmente dalla Spagna e dall’Italia per ripristinare l’efficienza delle strutture governative.
A quell’epoca ero consulente “residente” ossia fisso all’ENI, e mi occupavo dei sistemi informativi appunto.

Fui incaricato come esperto indipendente di aiutare la sistemazione del nuovo sistema informatico del Ministero dell’Industria argentino che era in uno stato spettrale. Mi pare che fosse in Avenida de Julio al numero 9, ma posso sbagliare. Si entrava in un enorme androne senza luci dove nessuno sapeva esattamente bene che cosa stesse succedendo, sembrava un mercato centrale di quelli monumentali italiani, ma alla sera: poche persone che girano, sostanzialmente nessuna organizzazione. Era un periodo in cui i pacchi spediti dall’Italia tornavano indietro dopo due mesi con la dicitura indirizzo sconosciuto. Questo accadeva perché non era stato indicato ”piano ottavo stanza 23”, nessuno sapeva chi stesse dove,  cosa facesse e nemmeno che esisteva.

Nessuno sapeva quanta energia venisse prodotta e dove, quanta venisse distribuita; più della metà delle famiglie di Buenos Aires e quasi tutte le aziende a quell’epoca si attaccavano alla rete elettrica in maniera clandestina senza pagare le bollette. In queste condizioni parlare di ottimizzazione della prestazione energetica era pura fantascienza. Ebbi la fortuna di incrociarmi con una componente più giovane nel Ministero dell’industria argentina con cui feci un buon lavoro così mi fu rinnovato l’incarico per i successivi tre anni.

Il mio referente in Argentina era un simpaticissimo personaggio probabilmente di una generazione più grande di me: Luigi Calabrese, grande appassionato della storia del tango. Mi portava nei locali in cui si parlava di tango, dove non si ballava, ma c’era un uomo che si sedeva su una seggiola intorno una cinquantina o forse anche a un centinaio di persone e raccontava le vecchie storie del porto e le vecchie storie dei primi personaggi del tango. Ricordo la prima sera un “Chamuyando sobra el negro Cele”. Erano serate affascinanti e poi naturalmente mi portavano anche al Viejoo Almacen. Lì vedevo questi ballerini ballare irradiando passionalità e sentimento, ma non mi sono mai azzardato a muovere passi perché la sera ero piuttosto stanco essendo lì per lavoro;  insomma mettermi a fare a scuola di tango nei periodi di 2 o 3 settimane che passavo lì non era fattibile e poi erano così bravi i ballerini che non mi sono mai sentito a mio agio per tentare.

Luigi non ballava, o perlomeno non lo ho mai visto danzare. Il Tango era per lui una passione filologica e musicale, una filosofia da accarezzare e da cui trarre sentimento e tenerezza e ovviamente una passione, la tensione viva che si prova vedendolo suonare e danzare.
L’Argentina era un Paese non sull’orlo, ma già in fondo al “baratro”, da cui poi si rialzò per ricadere e riemergere ancora altre volte con una forza interiore ed un orgoglio mai sopiti, una caratteristica tipica dei popoli latini, consapevole di essere un Paese con un gran passato e un futuro più volte sfumato. Considerazione certamente malinconica , direi tanguera.

Il Sito Web Corrado Miotti. Italiani alle origini del tango

Una delle storie che ogni tanto Luigi mi raccontava e che poco tempo fa, in età abbastanza avanzata, mi ha chiesto di divulgare in rete era quella di Corrado Miotti.
Luigi voleva che la storia di questo virtuoso del Bandoneon fosse conosciuta. Si era appassionato, forse perché la moglie era vicentina come Miotti, e voleva dare un suo contributo personale alla storia del tango approfondendo un aspetto poco noto.

Il sito web corradomiotti.it è nato quindi per adempiere alla promessa che ho fatto al mio amico, a Luigi: far conoscere  al mondo Corrado Miotti attraverso la creazione di un sito internet a lui dedicato.
Una testimonianza di una storia che potrebbe essere leggendaria e potrebbe essere vera o potrebbe essere vera solo in parte.
Una storia d’emigrazione, dalla provincia di Vicenza fino allo sbarco in Argentina, a Buenos Aires dove Miotti trovò verosimilmente lavoro come scaricatore o  in qualche altro lavoro di fatica.
Corrado Miotti potrebbe essere stato tra i primissimi bandoneonisti e portò il Bandoneon, lo strumento dall’inconfondibile suono con cui si suona il tango, dall’Argentina in Paraguay.

Tra i frammenti di articoli di giornali e locandine e molto artigianali, quasi scritte a mano che annunciano concerti, o meglio persone che a un certo punto avrebbero suonato in un localino sul porto o per strada emerge a volte il finora ignoto nome di Corrado Miotti, citato come tra i più bravi suonatori di Bandoneon Se fosse il più valente non lo sappiamo, ciò che possiamo capire è che fu senz’altro tra i primi al mondo, e probabilmente tra i primi italiani.

               
E’ una storia in cui ci sono dei particolari che corrispondono: corrispondono le date di emigrazione, corrispondono le storie dei primi italiani e della nascita del bandoneon,  corrispondono le questioni del rapporto che gli italiani avevano con i neri dell’epoca e poi corrisponde anche la vicenda del passaggio in Paraguay.
Anni dopo mi è capitato di lavorare anche in Paraguay ed effettivamente ho scoperto che tra il 1860 ed il 1870 ci fu la guerra della triplice alleanza e nella quale il Paraguay, guidato all’epoca da un Caudillo militarista,  aveva avuto la bella idea di dichiarare guerra nello stesso momento all’ alleanza fatta dal Brasile, Argentina e Uruguay.   Il risultato fu effettivamente che non solo perse il 40% del territorio, ma che il paese si spopolò di uomini. Fu quindi un richiamo per gli italiani immigrati. Forse anche per il nostro bandoneonista.

Ho pubblicato le notizie relative a Corrado Miotti per scoprire se altri hanno informazioni che possano essere d’ interesse culturale, almeno per noi amanti del tango. Sarei lieto se qualcuno potesse contribuire al materiale che ho raccolto e descritto nel mio sito e raccontare questa storia, di un musicista e della sua musica, del tango e della sua cultura che mi ha affascinato e a cui mi sono affezionato.

Faccio ammenda di non avere mai imparato il Tango, è uno spettacolo che vale la pena anche di essere solo visto, sentito e percepito.
Il Tango, mi ha strappato una promessa: raccontare un suo protagonista e la sua storia.

 

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